Due lesbiche madri dello stesso bimbo

Spagna, via libera del Comitato etico
La Spagna sposta in avanti la frontiera etica nella sperimentazione della riproduzione assistita. Il Comitato etico ha dato il via libera alla possibilità per le donne lesbiche sposate, con la legge sui matrimoni gay del 2005, di diventare ambedue madri biologiche dello stesso figlio. Una donna potrà donare un ovulo mentre l'altra porterà il feto fino alla nascita. Tecnicamente ambedue saranno madri biologiche del futuro bambino.
La decisione del Comitato etico è stata presa dopo che diverse coppie sposate di lesbiche si sono lamentate di essere discriminate. Secondo la legge del 2006, infatti, per il dono di sperma da marito a moglie non è previsto l'anonimato come invece per il dono di ovulo fra una donna e l'altra. La decisione del Comitato della riproduizione umana assistita è stata sollecitata dalla vicenda di due donne, sposate con la Legge Zapatero del 2005, che avevano denunciando una discriminazione fra coniugi eterosessuali e omosessuali. Marta e Carmen si erano rivolte a una clinica privata per organizzare la doppia maternità biologica; la prima avrebbe donato l'ovulo che, fecondato in vitro grazie a un donatore maschile anonimo, sarebbe stato impiantato nella seconda. Ma la loro richiesta era stata respinta sulla base delle disposizioni sull'anomimato dei donatori.L'organismo etico, formato da magistrati, psicologi, avvocati, medici, esperti in bioetica ed esponenti della comunità scientifica, nei giorni scorsi ha dato loro ragione. Una circolare sarà inviata fra breve alle autorità sanitarie regionali per invitarle garantire gli stessi diritti alle coppie eterosessuali e omosessuali.L'ultima parola spetterà però alle singole regioni autonome. Con ogni probabilità l'applicazione non sarà la stessa nelle aree governate dai socialisti del Psoe e in quelle guidate dal Partito Popular di centrodestra, vicino alle posizioni della Chiesa cattolica, la quale ha severamente criticato la legge sui matrimoni e sulle adozioni gay.Per ora le coppie lesbiche continueranno ad avere bisogno di donatori maschi di spermatozoi, anche se anonimi. Ma presto potrebbe non essere più così: la scienza presto consentirà alle donne di "autofecondarsi" con le proprie cellule staminali estratte da capelli o pelle, che sostituiranno gli spermatozoi maschili.

VERONA. UNA COPPIA CHIEDE DIRITTI

E' una questione di giustizia, civiltà
venerdì 12 dicembre 2008 ,
di il Gazzettino VERONA.
Ci rivolgiamo alle maggiori rappresentanze d'Italia affinché contribuiscono a diffondere diritti civili e di pari opportunità fra tutti gli Italiani. Noi siamo Lorenzo Bagato e Gino Tagliapietra, cittadini italiani rispettivamente di anni 62 e 57, residenti a Spinea (Ve). Ci conosciamo da 33 anni, conviviamo da 16 anni, ci vogliamo bene, ci aiutiamo nel bene e nel male e uno di noi è invalido al 100\%. Siamo comproprietari dell'appartamento in cui viviamo e non possediamo altro, siamo stimati ma a volte troviamo grosse difficoltà perchè per la legge italiana noi due assieme non siamo nulla. Alla morte del primo di noi due, chi rimarrà non è sicuro di ereditare quello che abbiamo costruito assieme anche se abbiamo fatto testamento.
Vorremmo avere dei diritti e dei doveri come tutte le coppie conviventi, che lo desiderano, siano esse: etero, omosessuali o unite per farsi compagnia ed aiutarsi e amarsi nelle difficoltà della vita; vorremmo aspettare la morte nella certezza di ereditare reciprocamente i beni posseduti in vita assieme, avere diritto alla pensione di reversibilità e poter riposare, dopo la nostra morte, in cimitero uno accanto all'altro. Precisiamo che non siamo sposati e non abbiamo figli. Molti italiani fanno dei matrimoni di copertura in quanto non c'è in Italia una legge che tuteli i singoli e le coppie omosessuali. Le coppie di fatto, anche dello stesso sesso, sono legalizzate nei paesi più avanzati d'Europa e del mondo; è una questione di giustizia, civiltà e laicità che porterà l'Italia al passo dei paesi più evoluti con pari dignità e opportunità fra tutti i cittadini italiani che non dovranno più nascondersi e, non deve per forza chiamarsi matrimonio.
Ricordiamo che 33 anni fa fu approvato, tramite referendum, il divorzio nonostante che la maggior parte politica ed ecclesiastica fosse contraria. Per la Chiesa, relativamente al sesso, quasi tutti siamo peccatori, essendo divorziati (vedi Berlusconi), aver avuto un rapporto sessuale prima o fuori del matrimonio, usare preservativi, ecc. Il Presidente Berlusconi ed il Ministro delle Pari Opportunità Mara Carfagna (ex velina) dovrebbero essere imparziali con tutti gli italiani e legiferare una legge per i diritti e doveri degli omosessuali che non hanno in Italia la possibilità di sposarsi, delle coppie di fatto, dei più deboli e delle minoranze.
Viva l'Italia libera, democratica, onesta europea, con pari opportunità e diritti civili per tutti!
Diamo il consenso di diffondere integralmente il contenuto di quanto scritto.
Bagato Lorenzo e Tagliapietra Gino

Intervento arrivato all'Arcigay ed Arcilesbica di Verona
Io credo che per il movimento LGBT ed ARCIGAY-LESBICA in particolare, sia davvero importante riprendere una battaglia per i diritti civili, la dignità e la Parità che in questo momento mi sembra parecchio morta.
E' davvero il momento! la Chiesa Cattolica dopo la caduta sulla depenalizzazione è in grossa difficoltà. Dobbiamo fare come due anni fa quando si parlava di PACS e diritti grazie all'azione del bravo Alessandro Zan, poi non so perchè... il nulla. Perchè Arcigay e il movimento hanno rinunciato a questa battaglia? Non possiamo lasciare l'iniziativa ai singoli, come questi due splendidi signori di Spinea e lasciarli soli! Fra un pò ci saranno le elezioni Europee, comunali (Padova), Provinciali (Verona) e tante altre nel Veneto...Rompiamo i c..!!!!
Riprendiamo la battaglia tutti uniti, cominciando dalla nostra regione, e come dice Roberto sulla mailing-list di Arcigay Verona: UNITED WE STAND!
Per i nostri diritti, la nostra dignità, parità e laicità.
G. B.
Intervento di Alessandro Zan
Caro Gianluca,
hai ragione purtroppo la battaglia per le coppie di fatto e per i Pacs è stata totalmente abbandonata dal movimento e da Arcigay nazionale- non certo dai comitati provinciali - . Anche per questa ragione è finita la mia esperienza in segreteria nazionale con le mie dimissioni. Ritengo (e chi mi conosce bene lo sa) che non sia possibile condurre una battaglia e poi magari vincerla senza una presenza forte e coraggiosa all'interno delle istituzioni. Sono perfettamente d'accordo nel continuare come abbiamo sempre fatto, anche con la bella campagna elettorale di Michele Breveglieri a Verona, a lavorare per rafforzare la nostra iniziativa politica in Veneto. A febbraio si terrà il congresso regionale di Arcigay. Quella potrebbe essere una delle occasioni per rilanciare una forte iniziativa politica.
Un abbraccio a tutt*
Alessandro

Le 15 ragioni per dire no al matrimonio omosessuale

Spulciando qua e là...ho trovato:
Le 15 ragioni per dire no al matrimonio omosessuale
1. Il matrimonio gay non è naturale! Come gli occhiali, le scarpe, il poliestere e l'aria condizionata e il profilattico.
2. Il matrimonio gay spingerà le persone a essere gay! Allo stesso modo in cui far andare in giro persone alte vi fa diventare alti.
3. Legalizzare il matrimonio gay aprirà la strada a ogni tipo di stile di vita folle. Le persone vorranno sposare i propri animali domestici! Perché ovviamente un cane ha una personalità giuridica e i diritti civili per sposarsi.
4. Il matrimonio eterosessuale esiste da moltissimo tempo e non è mai cambiato minimamente! Le donne sono ancora una proprietà del marito, le nozze sono decise dai genitori, il padre ha diritto di vita e di morte sui figli, i neri non possono sposare i bianchi e il divorzio non esiste
5. Il matrimonio eterosessuale perderà valore se sarà permesso anche ai gay di sposarsi! La santità dei sette matrimoni di Liz Taylor, o di quello di 55 ore di Britney Spears, verrebbe distrutta.
6. I matrimoni eterosessuali sono validi perché sono fertili e producono figli! Le coppie gay, quelle sterili e le persone anziane non devono potersi sposare, perché i nostri orfanotrofi sono vuoti e il mondo ha bisogno di più bocche da sfamare
7. Ovviamente i genitori gay tirerebbero su figli gay! Proprio come da genitori eterosessuali nascono soltanto figli eterosessuali
8. Il matrimonio gay è vietato dalla religione! Dunque in una teocrazia come la nostra i valori di una religione devono essere imposti all'intera nazione. Ecco perché in Italia c'è una sola religione e tutti i bambini devono essere battezzati alla nascita
9. I bambini non saranno mai sereni ed equilibrati senza un modello maschile e uno femminile a casa! Per questo nella nostra società quando un genitore è da solo, o perché è vedovo o perché è stato lasciato, gli vengono tolti anche i figli.
10. Il matrimonio gay cambierà i fondamenti della nostra società e noi non potremmo mai adattarci alle nuove norme sociali! Proprio come non ci siamo mai adattati alle automobili, al lavoro in fabbrica e all'allungamento della vita media.
11. Le relazioni gay non sono durature perché i gay per natura sono promiscui. Infatti i mariti etero e le mogli etero non hanno MAI relazioni extraconiugali e non divorziano mai.
12. I bambini cresciuti da una coppia gay verranno derisi e discriminati dagli altri coetanei. A differenza di quelli con le orecchie a sventola, quelli con il naso grosso, quelli grassi, quelli effeminati, quelli di colore, quelli con la erre moscia, o quelli troppo bassi che sono accettati da tutti i coetanei e mai presi in giro da nessuno.
13. Perché la religione cattolica vieta l’atto omosessuale che è considerato peccato, e dunque loro non possono sposarsi ma possono farlo assassini, pedofili, maniaci sessuali, ladri, mafiosi, serial killer, truffatori, mercanti di organi, commercianti di bambini , di schiavi, di pellicce, papponi e chiunque non sia un omosessuale.
14. Perché il matrimonio omosessuale comporta l’atto omosessuale. Ma la Bibbia considera peccato l’atto omosessuale così come la masturbazione, i rapporti sessuali prima del matrimonio e i rapporti sessuali che non hanno il fine di procreare.
15. Perché verrebbe meno l’antica tradizione calcistica Italiana, dato che di sicuro ci saranno meno calciatori.Infatti si sa che i gay odiano il calcio e porteranno a odiarlo anche ai loro bambini impedendogli quindi di praticare qualsiasi tipo di sport che non sia danza classica, ginnastica ritmica, pattinaggio sul ghiaccio, shopping, manicure, lampada e bolle di sapone.

Presentato il testo della proposta di legge dei Didore


Il Corriere della Sera
ROMA — La famiglia è la famiglia. Per carità. Unica e costituzionalmente tutelata: non si tocca. Ma il resto è vita. Il resto esiste e sono le coppie conviventi, omosessuali o no. E comunque hanno bisogno di diritti. Eccoli gli otto articoli di diritti.
Ovvero: i Didore, diritti e doveri di reciprocità. La proposta di legge pensata, voluta e strutturata dai ministri Gianfranco Rotondi e Renato Brunetta che verrà depositata oggi alla Camera (protocollo Ac 1756).
A depositarla saranno Franco De Luca e Lucio Barani, i primi firmatari della proposta, due deputati che sembrano usciti dalla Prima Repubblica. Barani, per non confondere le sue origini socialiste craxiane, gira ancora con il garofano rosso all'occhiello. De Luca non dimentica di ricordare Gerardo Bianco, il suo maestro democristiano. Otto articoli e se il primo è per precisare l'unicità della famiglia, il secondo è per definire i titolari dei diritti della proposta di legge: persone maggiorenni, conviventi da almeno tre anni non legati da vincoli di parentela né da precedenti matrimoni.Al terzo articolo si comincia: tra questi conviventi c'è il diritto di assistenza nel caso di malattie o ricovero presso strutture ospedaliere.
Al quarto articolo si va oltre: il diritto di decisioni di questioni etiche. Come per quello che riguarda malattie fortemente invalidanti. O circa la donazione degli organi, ma anche sulle modalità delle esequie. Ma non finisce qui. Anzi.
L'articolo 5 e l'articolo 6 regolano l'abitazione della convivenza.Se muore il convivente proprietario della casa, l'altro ha il diritto di rimanerci in quella casa. Perlomeno ne ha diritto fino ad una nuova convivenza o un eventuale matrimonio. L'altro articolo prevede invece il subentro del contratto di affitto fra i due conviventi. Ce ne è anche per gli alimenti. Proprio come in una vera separazione: oltre la cessazione della convivenza è previsto che il convivente più debole abbia diritto di avere alimenti. Per capire: ci si richiama all'articolo 438 del codice civile. E per convivente più debole si intende quello che non ha mezzi propri di sostentamento. Il tutto, è ovvio, per un periodo proporzionato alla convivenza.La proposta di legge dei Didore verrà depositata oggi e porta in calce già una cinquantina di firme, raccolte soltanto tra i parlamentari della Pdl. Ma il ministro Rotondi lo ha già detto molte volte: il suo obiettivo è avere anche le firme dell'opposizione, da quella di Paola Concia a quella di Paola Binetti.
Alessandra Arachi

Papà gay ottiene l'affidamento congiunto della figlia

Il padre potrà stare con la figlia, un week end a settimane alterne, tre settimane d'estate, sei giorni durante il periodo natalizio e tre per la settimana di Pasqua. La decisione è stata accolta favorevolmente da diverse associazioni, non solo gay. "Le capacità genitoriali - dicono - prescindono dalle propensioni sessuali"

Il tribunale di Bologna ha deciso l'affidamento condiviso di una figlia minorenne ad una coppia separata nella quale il padre è dichiaratamente omosessuale. Si tratta del primo provvedimento del genere in Italia (nel 1997 era stata una mamma a dichiarasi omosessuale ma mai fino ad oggi era successo che a dichiararsi pubblicamente gay fosse il papà). In un primo momento, dopo la separazione, la bambina era stata affidata alla madre, con la facoltà per il padre di vederla quando lo desiderava previo accordo con la madre. In seguito però, visti gli ostacoli della donna a consentire al padre di vederla, ne è nata una contesa legale conclusa con la decisione del Tribunale di un affidamento ad entrambi i genitori. Nella loro decisione i giudici, pur mantenendo la residenza abituale della bambina presso la casa della madre, hanno fissato una regolamentazione precisa dei tempi nei quali sarà il padre a stare con la figlia, che prevedono fra l'altro un week end a settimane alterne, tre settimane durante l'estate, sei giorni durante il periodo natalizio e tre per la settimana di Pasqua. La sentenza è stata accolta positivamente da diverse parti. L'Ami, l'Associazione Matrimonialisti Italiani, giudica assolutamente condivisibile la sentenza del Tribunale di Bologna che ha applicato l'istituto dell'affidamento condiviso anche al caso di una coppia in cui uno dei due genitori, nel caso il padre, si era dichiarato omosessuale. "Nel 20% dei casi di separazione e richiesta di affidamento congiuto dei figli - dice il presidente Gian Ettore Gassani -, uno dei coniugi è omosessuale ma non lo dichiara pubblicamente. Quello di Bologna è il primo caso in cui un padre ammette pubblicamente, durante il processo, la propria omosessualità". La sentenza tra l'altro, aggiunge l'avvocato Gassani, "è
in linea con lo spirito delle attuali leggi che mirano ad eliminare ogni discriminazione di sorta nel rapporto tra genitori e figli. Inoltre, secondo gli orientamenti della maggioranza degli psicologi che si occupano di diritto di famiglia, le capacità genitoriali prescindono dalle propensioni sessuali".Anche l'Arcigay accoglie con favore la sentenza del Tribunale di Bologna. "La decisione di affidare congiuntamente la figlia minorenne sia alla madre che al padre, dichiaratamente omosessuale - afferma Aurelio Mancuso presidente nazionale dell'Arcigay -, si prefigura come un altro segno di civiltà giuridica, in un paese dove è solo la politica che non fa il suo dovere. Ci sono già state molte sentenze negli anni che hanno riconosciuto a donne lesbiche di ottenere l'affidamento dei propri figli. Questa sentenza, rafforza l'idea condivisa in tutta l'Europa e l'Occidente avanzati che le e gli omosessuali sono buoni genitori e hanno gli stessi diritti di quelli eterosessuali". Un po' polemico (ma con la stampa) Michele Giarratano, responsabile giuridico del Comitato bolognese Arcigay "Il Cassero", secondo il quale "i giudici di Bologna non hanno fatto nulla di straordinario se non applicare correttamente la legge italiana, la Costituzione e la legge europea. Dello stesso parere anche Sergio Rovasio segretario dell'associazione radicale "Certi diritti". Chi avrebbe mai pubblicato - chiede Giarratano - un affidamento condiviso ad un genitore nero? Raccontando episodi quotidiani ponendo l'accento su un fattore non determinante quale l'orientamento sessuale di un genitore, diventa una disparità di trattamento, una vera e propria discriminazione". Di parere diametralmente opposto il deputato dell'Unione di Centro Luca Volontè secondo il quale "la decisione del Tribunale di Bologna devasta i diritti dell'infanzia". A devastare i diritti dell'infanzia, secondo Volontè, sarebbe il contesto nel quale il minore viene inserito. "Un bimbo - precisa - non può crescere in maniera equilibrata e serena con molteplici figure maschili che si scambiano il ruolo di padre".Secondo una ricerca condotta qualche anno fa da Arcigay in collaborazione con l'Istituto Superiore di Sanità, si può calcolare che ad oggi sono circa 100mila i bambini con genitori omosessuali.I genitori sono tali indipendentemente dagli orientamenti sessuali. Sei d'accordo? Dì la tua
(23 luglio 2008)

Finché morte ci unisca al cimitero


A Rimini i conviventi avranno gli stessi diritti delle coppie sposate, anche se solo al cimitero.

A Rimini, diversamente da altre comuni, il regolamento cimiteriale non consente di acquistare loculi pre-mortem: solo all'atto del decesso la famiglia del defunto può provvedere alla sua sistemazione sborsando una cifra che si aggira sui 5.000 euro.Con l'approvazione del nuovo regolamento invece, non solo i coniugi potranno riservarsi posti vicini ma potranno farlo anche i conviventi grazie a un emendamento proposto da Rifondazione comunista passata quasi all'unanimità, con il voto favorevole anche di cattolici, di ogni posizione politica, e del centrodestra che a Rimini è all'opposizione. Unico astenuto un consigliere dei Popolari Liberali (ex Udc) che ha avanzato timori speculativi o possibili obiezioni da parte degli eredi.Il tema è quello delle coppie di fatto, un riconoscimento sul quale si spendono anche in questi giorni parole e discussioni, fantasmi di legge con i nomi più diversi - Pacs, Dico, DiDoRe - ma ben pochi fatti a eccezione di botta e risposta tra maggioranza e opposizione e moniti dei Papa. In assenza di una normativa a livello nazionale i comuni viaggiano a due velocità nei limiti legislativi che gli sono concessi. Talvolta non senza tornare sui propri passi: come a Genova dove il registro delle unioni era dato per imminente all'inizio dell'anno ma ancor manca o come a Pescara, dove invece stanno pensando di revocarlo.

E BRUNETTA LANCIO' I «DIDORE»

E BRUNETTA LANCIO' I «DIDORE»: COPPIE DI FATTO, DIRITTI MA SENZA COSTI «Lo Stato tuteli gli altri legami, non mi interessa se etero o omo».Famiglia cristiana: un pasticcio mercoledì 17 settembre 2008 ,da il Corriere della Sera

Il personaggio «E' una riflessione da professore che porto avanti con Rotondi. Sì all'assistenza, però ci devono essere doveri»«Questo governo è la più grande coalizione riformatrice della storia repubblicana, il vero erede della tradizione di centrosinistra»---«Non è un progetto del governo, né della maggioranza; nel programma di governo infatti non c'è.È una riflessione da professore, non da ministro. Una riflessione politico-culturale. Nata da un articolo che firmai con Giuliano Cazzola su Libero nel febbraio 2007, contro i Pacs e i Dico della sinistra. E sviluppata con il mio vicino in consiglio dei ministri, un uomo di grande cultura e intelligenza politica come Gianfranco Rotondi. Ne parlo per la prima volta. E come prima cosa dico questo: se la nostra riflessione è utile, se serve per unire, per aggiungere, per accrescere la felicità dei cittadini, andiamo avanti», dice Renato Brunetta.«Se invece ne nascono divisioni e lacerazioni, la straccio. Abbiamo ben altre cose da fare. Però...». Però ai «Didoré», come li chiama, Brunetta non ha ancora rinunciato. Non vorrebbe parlarne. La prima preoccupazione è evitare polemiche, non replicare alle critiche del mondo cattolico, espresse prima da Avvenire e ora da Famiglia Cristiana. Però il ministro della Funzione pubblica non rinuncia a chiarire meglio il suo progetto. «Né Dico, né Pacs. Con il pretesto dei diritti, la sinistra intendeva puntare alla roba. Assalire la diligenza del welfare. In particolare, le pensioni di reversibilità; su cui l'Italia ha già le norme più generose al mondo, che però non affondano il sistema perché di solito un coniuge sopravvive all'altro di una manciata di anni. Ma con i Dico il superstite avrebbe percepito la pensione per venti o trent'anni: un disastro. Al contrario, i Didoré — DIritti e DOveri di REciprocità dei conviventi — non prevedono oneri per lo Stato.Non un solo euro a carico del contribuente. Non welfare; diritti individuali. La sinistra, nascondendosi dietro le coppie omosessuali, aveva progettato un colpo grosso, un imbroglio. Paradossalmente, meglio Zapatero, per cui le due tipologie di convivenza si equivalgono. Per me, così non è, così non può essere e non voglio che sia».«Ecco l'altro punto importante: nessuna mimesi, nessuna imitazione riduttiva del matrimonio.La mia visione della famiglia è quella dell'articolo 29 della Costituzione, e non può prescindere dal matrimonio tra un uomo e una donna. La famiglia è un bene pubblico, e come tale destinatrice di welfare. Lo stesso vale per una coppia con figli. Ciò non toglie esistano altri legami che non sono beni pubblici, ma possono essere considerati beni meritevoli. Cioè beni che meritano l'attenzione e la tutela dello Stato. A me pare che in questa categoria rientrino legami di affettività, di reciprocità solidaristica, di mutua assistenza; a prescindere dal sesso. Da buon laico, non voglio uno Stato che si infili in camera da letto e guardi sotto le lenzuola. Se due persone decidono di vivere insieme — non mi interessa se vadano a letto o no, se siano etero o omo; purché si scambino affettività e solidarietà —, credo possa essere considerato positivo». Da qui l'idea — «dell'economista», precisa Brunetta — di un testo unico che possa migliorare la vita di molti cittadini senza spese per lo Stato. Prevedendo il diritto, in caso di malattia, di visitare il convivente e accudirlo. Di designarlo come rappresentante per le decisioni in materia di salute, donazione degli organi, trattamento del corpo e celebrazioni funerarie. Di succedergli nel contratto di locazione. Diritti, ma anche doveri: ad esempio, gli alimenti, per un periodo proporzionale alla durata della convivenza.È una proposta su cui Brunetta non cerca lo scontro, anzi. «Semplicemente, alla teoria del piano inclinato, per cui qualsiasi spiraglio può aprire una deriva che si sa come comincia e non come finisce, preferisco la teoria della barriera. Della diga. Di qua la famiglia. Di là una situazione diversa, disciplinata da poche e chiare regole, che sono pur sempre meglio dell'impasse, dell'ipocrisia, del caos di oggi. Se si può creare un terreno di convergenza tra laici e cattolici, bene. Non sono credente. Ma credo nel rispetto reciproco, nel confronto, nella collaborazione. Se invece si va alla rottura, io rinuncio. Il paese ha ben altri problemi, e il lavoro non ci manca».Quel che gli sta davvero a cuore, dice Brunetta, è proseguire le riforme. «Questo governo rappresenta la più grande coalizione riformatrice della storia repubblicana. Il vero erede della tradizione di centrosinistra ». Addirittura? «Forza Italia mette insieme tutte le anime riformiste del vecchio centrosinistra: noi socialisti lib-lab, i repubblicani di La Malfa, i liberali di Biondi, i socialdemo-cratici, i cattolici liberali. Insomma, il centrosinistra che ha governato il boom economico e poi il pentapartito che ha salvato il paese dall'inflazione ai tempi di Craxi e in seguito di Amato e Ciampi. Dopo il diluvio di Tangentopoli, Berlusconi ha avuto la geniale intuizione di allearsi con il riformismo padano, che porta al federalismo fiscale, e con il riformismo nazionale della nuova destra di Fini, che ha fatto un lavoro straordinario, pur se è troppo generoso quando rinuncia a ribadire che molti antifascisti non erano democratici. Di là ci sono la sinistra democristiana, le frange extraparlamentari e gli ex comunisti. Che sono sempre stati dalla parte opposta al riformismo: contro la Nato, contro l'Europa, contro lo Statuto dei lavoratori, contro il decreto di San Valentino, contro la politica dei redditi. Quando sento D'Alema definirsi socialista mi vengono i brividi. Non a caso, votano per noi i colletti blu e le partite Iva: l'Italia che lavora e quella che rischia. Votano per la sinistra i settori protetti, in particolare pezzi di pubblico impiego, e la rendita. Per troppi anni i salari del settore privato non sono cresciuti, e di conseguenza è calata la produttività; la dinamica salariale è stata vivace solo nei settori protetti. La Cgil ha scambiato moderazione salariale con potere politico. Noi dobbiamo liberare i salari dalla moderazione. Una parola che a me non piace».La prossima settimana, anticipa Brunetta, è in arrivo un'altra novità. «Tutto in rete. Il primo accordo sarà con la Gelmini: la scuola. Il secondo con Alfano: la giustizia. Poi toccherà alla Lombardia e alla Campania, quindi a Milano e a Napoli. Alla fine la pubblica amministrazione farà sessanta convenzioni — con gli altri ministeri, con le Regioni, con i comuni capoluogo — per digitalizzare e collegare tutti in rete. Addio carta; via mail si faranno pratiche, certificati, licenze; andranno su Internet anche la pagelle ». E la crisi Alitalia? Quanti licenziati fineranno sul groppone dello Stato? «Neanche uno. La pubblica amministrazione deve diventare un'eccellenza, non fare da ammortizzatore sociale. Mi rifiuto di credere che il mercato non possa assorbire 3200 esuberi. Se ne arriva uno solo, me ne vado io. Ma Berlusconi ha già detto che non accadrà».

Riconosciamo le nostre Unioni e Famiglie

Partirà in Autunno la campagna di Arcigay, Arcilesbica, Agedo e Famiglie Arcobaleno per il riconoscimento delle nostre famiglie e delle nostre unioni. In un'Italia sempre più oscurantista e asservita al Vaticano, che si oppone a qualsiasi legge sui diritti, la comunità LGBT* si autoriconoscerà con apposite iniziative con registri e certificazione. Anche Verona non mancherà di fare la sua parte.

L´ULTIMA SFIDA DEGLI OMOSESSUALI "FAREMO NOI IL REGISTRO DELLE UNIONI" L´iniziativa lanciata da Arcigay, Arcilesbica, Famiglie arcobaleno e Agedo giovedì 11 settembre 2008 da la Repubblica

Mancuso: apriremo il confronto anche con banche e assicurazioni di PAOLA COPPOLA ROMA - «Vogliamo un riconoscimento pubblico della nostra unione».

«Lasciare una traccia della vita insieme ci tutela». Federico ha 35 anni, Matteo 31, da dieci anni stanno insieme, da due dividono anche una casa a Bologna. Sono una coppia per gli amici con cui escono la sera, per i colleghi, davanti a genitori e parenti. Lo sanno tutti. Sono invisibili soltanto per lo Stato. Federico e Matteo si iscriveranno al "registro nazionale delle coppie gay". Un registro pubblico e autogestito, su scala nazionale, che vuole documentare e riconoscere l´esistenza di migliaia di convivenze, dare visibilità alle unioni di fatto tra omosessuali. L´iniziativa - che è promossa da Arcigay, Arcilesbica, Famiglie arcobaleno e Agedo (Associazione di genitori di omosessuali) - sarà inaugurata con un evento pubblico in almeno 60 città italiane: «Ci saranno celebrazioni collettive e iscrizioni di coppia, ci si potrà registrare nelle piazze, nei condomini, nei giorni successivi si dovrà andare nella sede locale delle organizzazioni», anticipa Aurelio Mancuso, presidente di Arcigay. Data prevista per l´apertura del registro l´8 e il 9 novembre, anche se si attende la conferma del consiglio nazionale di Arcigay del 20 settembre. «Dopo la delusione della campagna sui Pacs vogliamo puntare sulle iniziative dal basso. Chiediamo alle coppie di mostrarsi alla luce del sole, di fare un atto di impegno civile e di visibilità, per ritornare a far pressione sulla politica», chiarisce Mancuso. Poi precisa: «Il registro delle famiglie omosessuali non ha un valore esclusivamente simbolico. Nel nostro paese, che è ormai un caso isolato nell´Unione Europea, la politica è rimasta indietro rispetto ai segnali che arrivano dall´economia e dalla società, per questo motivo il registro servirà anche ad aprire un confronto con le imprese, come banche e assicurazioni, che hanno dimostrato dei segnali di interesse verso queste realtà ormai consolidate». L´obiettivo della campagna è di colmare un vuoto normativo, dare un respiro nazionale e organizzato ai registri simbolici delle unioni civili che esistono in alcuni casi a livello locale, fare uscire dal cono d´ombra queste coppie in attesa che la legge riconosca loro diritti e doveri, regolamenti le convivenze, dia valore al progetto di una vita in due anche al di fuori del matrimonio e tra persone dello stesso sesso. In concreto, per iscriversi al "registro nazionale", davanti a due testimoni, si firmerà un documento di unione che - chiarisce Paolo Patanè, responsabile giuridico di Arcigay - «qualifica la coppia di fatto, conferma la convivenza, fornisce informazioni sulla privacy e chiede la trascrizione dei nomi».Le coppie si impegnano al reciproco sostegno morale e materiale. Acquisiscono dei vantaggi ma minimi rispetto a quelli che garantirebbe una legge. «Ad esempio - continua Patanè - in uno statuto comunale che attribuisce uguali diritti a sposati e conviventi potrebbero concorrere per l´attribuzione di alloggi popolari o l´assistenza domiciliare». E aggiunge: «Il registro comunque stimolerà una mappatura delle coppie e sarà un primo passo verso il loro riconoscimento sostanziale».Un comitato di giuristi sta mettendo a punto la formula del documento da sottoscrivere. Continua Patanè: «Studiamo la possibilità che la registrazione comporti delle agevolazioni da concordare con imprese private per l´accesso a un mutuo o accordi con le assicurazioni. Ma queste soluzioni non si sostituiscono al dovere dello stato di riconoscere e garantire diritti e doveri anche a queste coppie», precisa il giurista e ricorda che nel maggio scorso una sentenza della Corte di Cassazione ne ha riconosciuto il valore di famiglia. In attesa di una risposta dalla politica, da noi si muovono le associazioni.

Se volete organizzare un'iniziativa o una cerimonia per il riconoscimento della vostra famiglia o unione, possiamo farlo assieme.
Chiamateci al 349.3134852 - o tramite e.mail a:
familygay.verona@gmail.com

Improvvisamente l'inverno scorso


Un po' di date:

1976 GustavHofer (a destra) nasce a Sarentino, in Alto Adige.
2000 Si conoscono all’entrata di un teatro, sempre a Roma. “È amore a prima vista. Tre giorni dopo siamo andati a vivere insieme”.
2007 Il governo Prodi presenta il ddl sui Dico. Poi cade per un voto, quello del senatore a vita Giulio Andreotti, contrario al riconoscimento delle unioni di fatto. La legge non verrà mai approvata.
2008 “Improvvisamente l’inverno scorso”, il loro documentario sui Dico, viene premiato con la menzione della critica la Festival di Berlino (http://www.improvvisamentelinvernoscorso.it/).
GUSTAV HOFER E LUCA RAGAZZI hanno girato un documentario pieno d’ironia sul viaggio loro e dell’Italia alla ricerca dei Dico. E sul perché è fallito.
Il vostro film sui Dico, “Improvvisamente l’inverno scorso”, è uscito un anno fa. È finito nei cinema e nelle tv di 4 continenti, da New York a alla Corea. In Italia non l’ha visto quasi nessuno: perché?
Gustav
: Tutti i distributori cinematografici e le tv italiani che abbiamo contattato ci hanno risposto: “È bellissimo, ma ci dispiace: non è il momento politico per un film così”. Cosa c’entra il “momento politico”?
Gustav: Sostenevano che è scomodo un po’ per tutti: per la Chiesa come per il Pd. Lo abbiamo dovuto portare nei cinema in modo carbonaro, grazie al sito (http://www.improvvisamentelinvernoscorso.it/ ). E così abbiamo fatto comunque 12mila spettatori: per una non distribuzione è tanto. Scomodo? Cosa c’è nel documentario?
Gustav: Raccontiamo come non è stata fatta la legge sulle unioni di fatto. Ho deciso di girarlo il giorno in cui è caduto il governo Prodi per il voto mancante del senatore a vita Giulio Andreotti. Che ha negato la fiducia perché il governo aveva appena presentato il disegno di legge sui Dico. Mi sono detto: non è possibile che al giorno d’oggi non sia passata neppure una legge così, che era pochissimo.
In che senso, pochissimo?
Luca:
Perché si trattava di diritti a rate, la maggior parte arrivava dopo 8, 9 anni. Era pura burocrazia, per ottenere cose minime come il subentro nell’affitto. Ma visto che i media non l’hanno raccontato, la gente ha pensato che i Dico fossero il matrimonio gay e l’adozione.
Per spiegare i Dico, così, avete raccontato di voi, che state insieme da 8 anni...
Luca: Ormai nove! E sì, abbiamo voluto metterci la faccia.
Gustav: In tutti quei mesi di discussioni il tema della coppia gay era diventata una cosa astratta. Come spesso succede in Italia, sui media e in particolare in tv, non si parla mai dei fatti, ma solo delle polemiche. Noi volevamo mostrare che i Dico sono diritti di persone.
E perché siete andati alle manifestazioni di Comunione e Liberazione, al Family Day e ai cortei dell’estrema-destra?
Gustav:
Per capire le ragioni degli altri.
Le avete capite?
Luca: Abbiamo scoperto che molti ripetevano gli slogan sentiti in quei giorni in televisione. Gustav: C’era la deputata della Lega Carolina Lussano in tv, che urlava: “Con i gay non c’è procreazione, il mondo si estinguerebbe!”
Luca: E il giorno dopo uno ce l’ha detto per strada: il mondo si estinguerebbe.
Gustav: O ripetevano quello che aveva detto il presidente della Cei Angelo Bagnasco, che pedofilia e incesto vanno insieme all’omosessualità.
Nel film siete particolarmente duri con la Chiesa: non avete esagerato?
Luca:Non siamo duri con la religione. Siamo duri con la posizione politica del Vaticano, soprattutto nella figura di questo papa.
Gustav: È la Chiesa che ha provocato questa chiusura
sui Dico. Ma ci è riuscita perché i politici non hanno avuto il coraggio di metterle un limite e ricordarle che siamo in uno Stato laico, in si fanno le leggi per i cittadini, non soltanto per i cattolici. Anche col Pd non siete teneri: perché?
Gustav
: La coalizione di Prodi aveva nel programma la legge sulle unioni di fatto. Dopo che il suo governo è caduto la prima volta, l’ha abbandonata a se stessa. E l’ex ministra Barbara Pollastrini ci ha detto che nel Pd c’è un grande disagio sui Dico, perché viene considerato come un tema che
riguarda poche persone, per cui non porta voti. È aberrante.
Andare da chi era contrario alle unioni gay e dire noi siamo una coppia è stato difficile?
Gustav: No. È stato difficile accettare quello che ci rispondevano. C’è chi ci ha persino detto che non siamo una coppia.
Luca: Ma quando siamo stati al corteo dell’estrema destra abbiamo avuto paura. Se non tiravo via Gustav ci menavano.
Una cosa che la gente vi ha detto spesso è stata: “Perché uno deve dirmi che è gay? non voglio sapere cosa fa a letto!”...
Luca: Quella è la violenza più grande. In pratica ti chiedono di mentire, omettere, dissimulare. Perché? Non è che ti racconto quale posizione preferisco. Quello sì è privato. Ma il fatto che sono omosessuale è pubblico, non privato.
Perché pubblico?
Luca: Perché fa parte del mio stare al mondo.
Gustav: E invece, in Italia, al lavoro ci devo pensare tre volte prima di dire se porto il mio fidanzato. È una violenza,
Luca: Salvo poi scoprire che, se racconti le cose come stanno, dopo lo sconcerto iniziale la gente è quasi sempre disposta
ad accettarlo. Vede che non c’è niente di sbagliato né di minaccioso.
Alla fine del documentario voi vi “sposate”...
Luca: Sì ma dentro al discount “Dico”. Ci faceva troppo ridere!
Gustav: Il “discount italiano” per il discount dei diritti.
Elena intervista di City del 09 settembre 2008

Su Domenico Riso e la stampa italiana

Quando due giorni fa abbiamo letto in prima pagina sul Corriere che c’era una vittima italiana nella tragedia di Madrid e che questa vittima viaggiava “con il compagno e il figlio”, in tanti ci siamo stupiti: abbiamo dovuto leggere fino in fondo per capire se il Corriere intendesseproprio “quello”.
Siamo talmente abituati ad omissioni e censure, ad essere socialmente inesistenti e invisibili (ovisibili solo nei quadretti manipolatori e distorcenti che puntuali arrivano con le cronache morbose dei Gay Pride), che non ci aspettavamo che qualcuno potesse per una volta almeno in questo Paese raccontare i fatti dando alle cose il nome che hanno. Ci è del resto bastato sfogliare le pagine bianche de La Repubblica e de L’Arena ieri e oggi, e leggere i commenti di disappunto del nostro governatore Galan e dell’editorialista Merlo, per capire che in effetti il Corriere aveva osato un’impresa improbabile,fare un giornalismo sereno squarciando suo malgrado il muro di gomma di una pratica culturale profonda e diffusa inItalia: l’omissione censoria.C’era una famiglia su quel volo. Punto. Era così semplice dirlo, come si sarebbe potuto dire per qualsiasi altra famiglia. Era una famiglia nella sua quotidianità e come tale è stata raccontata da chi ha avuto il coraggio di farlo: perché più di mille Gay Pride, vale proprio il racconto di questa quotidianità normale a riconoscere nella società e nella cultura l’esistenza dei gay e delle lesbiche in questo Paese. Proprio per questo il racconto è stato “opportunamente” omesso da tutti gli altri media. Fosse stata una famiglia eterosessuale ce loavreste detto? Certo, ce lo avreste raccontato in coro con dovizia di particolari, interviste ad amici e genitori di lui, ad amici e genitori di lei, qualche quadretto romantico sulle ferie che “insieme” quella coppia con figlio aveva organizzato. Al di là dell’opportunità e dello stile di questo giornalismo che cavalca morbosamente l’onda della tragedia, questa volta “casualmente” niente di tutto questo è accaduto: per la quasi totalità dei mediaitaliani, ad eccezione del Corriere, su quel volo c’era un single italiano e residente a Parigi in ferie con un amicoqualsiasi e un bambino circondati da eufemismi, qualche nota campanilistica sul dolore del paese di origine e la questione è stata chiusa. Una farsa mediatica nella tragedia: certe quotidianità normali non vanno proprio raccontante.La difesa di questa linea censoria omissiva è del resto arrivata imperterrita con le parole di Merlo e Galan: “de coccio”, direbbero a Roma, perché non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire. “Non si fruga nelle lenzuola” è l’argomento: quante volte ormai abbiamo sentito questa oppportunistica e militante litania ipocrita?Si usa per cancellare la nostra vita sociale e civile, per suggerire di fatto che le nostre relazioni e i nostri amori non hanno una forma e un contenuto socialmente e giuridicamente apprezzabili. Le nostre relazioni non esistono e non abbiamo diritto a quadretti romantici mediatici perché, al contrario delle famiglie eterosessuali, la nostra vita sociale e affettiva è banale “privato sotto le lenzuola”: per gli altri scatta il racconto sociale romantico di una famiglia “normale” eterosessuale, per noi scatta la pruderie e il “rispetto” per la vita cruda e privata dei singoli (corpi) sotto le lenzuola. Era così scandaloso e difficile dirlo? Domenico Riso era in volo con la sua famiglia, dueuomini e un figlio. Voler a tutti i costi far passare l’omissione censoria dell’indicibile per rispetto della persona è davvero un esercizio patetico e rivoltante di furberia culturale.

Michele Breveglieri
Membro del direttivo di Arcigay “Pianeta Urano”- Verona

Restituiamo dignità a Domenico Riso

Il dolore per la scomparsa di un giovane uomo in modo cosi assurdo richiede sempre il massimo rispetto e la capacità di fare un passo indietro, di coltivare il silenzio come atteggiamento adeguato e rispettoso. Ci abbiamo provato per due giorni e abbiamo mantenuto, nonostante la drammaticità dell’accaduto, l’adeguata distanza di chi non è in prima persona coinvolto.
Ma i servizi tv e la rassegna stampa di ieri e di oggi ci hanno ancora una volta indignato.La vita di Domenico Riso è stata avvolta da una cortina fumogena tragicamente ridicola, e ci siamo chieste e chiesti, quando in questo paese si avrà il coraggio di chiamare le cose con il proprio nome? Quando un gay siciliano che è emigrato, si è costruito una vita nuova, una propria famiglia, potrà ottenere il rispetto dovuto almeno dopo morto? E’ possibile che la sua famiglia completamente distrutta in un tragico incidente non sia uccisa una seconda volta dall’ipocrisia, dall’omissione, dal perbenismo? E’ dovere per chi dovrebbe informare correttamente, dare conto di una storia che purtroppo è stata bruscamente interrotta, e che propone una riflessione ampia sulla condizione di milioni di gay e lesbiche in questo paese.
Un tempo, evidentemente non ancora troppo lontano, quando ci si riferiva all’omosessualità si parlava "dell’amore che non osa dire il suo nome" e oggi? Siamo ancora lì?
Quando la vita delle persone omosessuali non sarà più cancellata o trattata sui mass media solo nei casi di cronaca nera o nei pezzi di colore?Vogliamo salutare a nostro modo Domenico, cui ci sentiamo legate e legati da un sentimento di fraternità e di sorellanza: la sua pur breve vita è la testimonianza di una ferrea volontà di non rinunciare a se stesso, di combattere la sua personale battaglia per la felicità, che in questo paese c’è ottusamente negata. Per lui e per tante e tanti, figlie e figli, amici ed amiche, continueremo a lavorare affinché anche nel vuoto della scomparsa, non sia mai più negata la realtà della famiglia omosessuale.

Andrea Benedino (Gay Pd), Paola Concia (Deputata Pd), Rita De Santis (Presidente Agedo), Riccardo Gottardi (Segretario Arcigay), Cristina Gramolini (Segretaria Arcilesbica), Franco Grillini (Presidente Gaynet), Giuseppina La Delfa (Presidente Famiglie Arcobaleno), Aurelio Mancuso (Presidente Arcigay), Paolo Patané (Arcigay Sicilia), Francesca Polo (Presidente Arcilesbica), Sergio Rovasio (Presidente Certi Diritti Radicali), Agata Ruscica (Arcigay Sicilia).

A Roseto degli Abruzzi i diritti civili sono ancora negati


I fatti :
Luglio 2007 : nel Consiglio comunale di Roseto in cui è presente una maggioranza dell’85% del centrosinistra, composta dal PD e dallo SDI, fu bocciata l’istituzione del registro delle unioni civili, uno strumento di grande valore simbolico che avrebbe avuto la funzione di riconoscere piena cittadinanza ai nuclei familiari costituiti non solo in forza del matrimonio civile e religioso ma anche in presenza di solidi legami affettivi o per reciproca assistenza materiale.

Marzo 2008 : il Consiglio comunale s’impegna solennemente, accogliendo una specifica mozione presentata da Sinistra Democratica, a diffondere la cultura dei diritti civili e a difendere i principi della laicità dello Stato. Questa mozione doveva essere di sprone a decisioni amministrative tese a riconoscere i diritti delle persone che si amano e convivono.

Agosto 2008 : il Consiglio comunale, nell’approvare il regolamento per assegnare le aree e gli alloggi di edilizia popolare, respinge evitando il dibattito il seguente emendamento presentato da Sinistra Democratica : per quanto concerne i criteri e l’attribuzione dei punteggi ai fini della formulazione della graduatoria, sostituire la lettera g dell’art. 9 che recita “almeno il 70% dei soci prenotatari o di riserva (devono essere ) costituiti da coppie sposate da almeno un anno” con la seguente dicitura “almeno il 70% dei soci prenotatari o di riserva devono essere costituiti da coppie sposate e non sposate e da nuove tipologie di famiglia residenti da almeno un anno”.

La riflessione
Dieci consiglieri del PD col loro voto contrario hanno affossato quest’emendamento dimenticando che anche a Roseto degli Abruzzi sono sempre in aumento forme di convivenza diverse dalla famiglia cosiddetta naturale. Questi consiglieri del PD dimenticano pure che il Parlamento europeo ha chiesto più volte agli Stati membri di riconoscere pari diritti e dignità alle coppie costituite da persone che sono legate da vincoli affettivi e di mutuo aiuto, le quali non si avvalgono dell’istituto del matrimonio. Dimenticano ancora che lo stesso PD, sebbene tra mille contraddizioni e sotto il ricatto costante della sua componente fondamentalista e clericale, non intende negare tutta una serie di diritti a coloro che convivono stabilmente e che peraltro pagano le tasse. Con quest’atto di inciviltà al PD rosetano, svendendo la laicità dello Stato e calpestando la dimensione laica della politica, interessa solo avere le mani sul voto cattolico.Nel Consiglio comunale di Roseto, per quanto concerne i valori costituzionali della laicità e del pluralismo, siamo quindi all’anno zero, forse anche in conseguenza del fatto che questi valori non sono ancora stati scoperti da numerosi consiglieri. Voglio sperare solo che si tratti di una condizione culturale ed etica momentanea che deve assolutamente evolvere verso l’accettazione del principio che non esiste la superiorità di un’etica derivante da una religione fino al punto da condizionare leggi o regolamenti comunali. Questa condizione culturale impedisce peraltro la costituzione di una comunità fondata sulla tolleranza e il rispetto reciproco.
Pasquale Avolio Capogruppo consiliare di Sinistra Democratica Roseto degli Abruzzi,
6 agosto 2008

OMOSESSUALITA’ E AFFIDAMENTO CONDIVISO

OMOSESSUALITà ED AFFIDAMENTO CONDIVISO
Il tribunale di Bologna: “Il semplice fatto che uno dei genitori sia omosessuale non giustifica – e non consente di motivare – la scelta restrittiva dell’affidamento esclusivo”
domenica 20 luglio 2008 , da Gaynews

Dal sito personaedanno.it e da gaynews

15 luglio 2008 Trib. Bologna, decr. 15 luglio 2008, pres. Ziniti, rel. Costanzo
“OMOSESSUALITA’ E AFFIDAMENTO CONDIVISO” – Lucia BOCCADAMO “Il semplice fatto che uno dei genitori sia omosessuale non giustifica – e non consente di motivare – la scelta restrittiva dell’affidamento esclusivo”. Con queste parole il tribunale di Bologna ha disposto l’affidamento condiviso di una bambina ad entrambi i genitori, uno dei quali, il padre, dopo anni di matrimonio aveva compreso e coraggiosamente affrontato la propria reale identità sessuale. Da controparte, per la verità, solo generiche affermazioni circa la presunta inadeguatezza e disinteresse del padre nei confronti della figlia, tese, invero, a mascherare una non troppo velata diffidenza, un non troppo celato pregiudizio.Altre e di ben altro tenore sono, tuttavia, le valutazioni che il giudice è chiamato a compiere onde, eventualmente, derogare alla regola generale sancita dall’art. 155 c.c. e disporre l’affidamento monogenitoriale della prole. La contrarietà all’interesse del minore non può certo ritenersi insita nella identità omosessuale del genitore, così come non può esserlo nelle “opzioni politiche, culturali, religiose, che pure sono di per sé irrilevanti ai fini dell’affidamento” (Trib. Napoli 28.06.2006, GM, 2007, 178), poiché “l’omosessualità, infatti, e beninteso, è una condizione personale, e non certo una patologia, così come le condotte – relazioni omosessuali non presentano, di per sé, alcun fattore di rischio o di disvalore giuridico, rispetto a quelle eterosessuali” (idem). Il tribunale partenopeo, alle cui argomentazioni si è richiamato anche il giudice bolognese nel decreto che pubblichiamo, compie affermazioni la cui importanza non può passare inosservata, poiché, tra le altre cose, invita gli operatori del diritto a mettere da parte “stereotipi pseudoculturali, espressione di moralismo e non di principi etici condivisi” badando solo ed esclusivamente, nel decidere dell’affidamento di un minore, all’interesse di quest’ultimo.È quanto ha fatto il tribunale emiliano, ritenendo nel caso concreto che entrambi i genitori fossero idonei a svolgere il loro ruolo, pur invitandoli ad affrontare insieme il delicato momento della presentazione alla figlia dell’identità sessuale paterna. Ma il giudice bolognese ha compiuto un ulteriore passo, autorizzando nel medesimo decreto il padre a condurre con sé la bambina in vacanza, in una località osteggiata dalla madre in quanto, a suo dire, frequentata esclusivamente da gay e, quindi, pericolosa per l’equilibrio della minore che avrebbe potuto assistere a scene “non adeguate” (sic!). Quasi a dire che la condizione di omosessualità possa far perdere all’individuo qualsiasi freno inibitore, qualsiasi remora a compiere gesti ambigui e “perversi” e, addirittura, in presenza dei figli. Bene, questo tipo di pregiudizi e mediocri moralismi non devono trovare spazio in tribunale, ove l’idoneità del genitore in rapporto alla tutela dell’interesse dei figli è l’unica questione da affrontare nel decidere dell’affidamento e della frequentazione. Il padre gay, quindi, salvo non dimostri di essere persona per altre ragioni inadeguata - non diversamente che un eterosessuale - è non solo genitore meritevole di ottenere l’affidamento condiviso della propria figlia, ma è perfettamente in grado di “rispettare le esigenze e i diritti della figlia, di condurla in ambienti e di garantirle orari e stili di vita adeguati alla sua età” e di “assumere pienamente la responsabilità genitoriale, compito cui è chiamato alla pari della madre”. Il rispetto di tali esigenze è il solo obiettivo del giudizio di idoneità genitoriale, ed esso riguarda tutti i genitori, omo o etero-sessuali che essi siano, in qualunque posto si trovino a vivere e a trascorrere le vacanze. Il decreto del tribunale di Bologna presenta i tratti di una tappa rispettosa e discreta ma inesorabile nel segno del progresso della società. Per quanto riguarda l’ affermazione della “neutralità e naturalità” della condizione omosessuale possiamo forse dire che il diritto, o per meglio dire, la giurisprudenza si mostra anticipatrice ed in vantaggio rispetto ad una società tuttora ancorata a (falsi) moralismi e (vera) insincerità, che si focalizza sul “diverso” per distogliere la mente dal “reale”. In ciò appoggiata, sia concesso, da una Chiesa talvolta invadente e che spesso dimentica il proprio stesso insegnamento, per cui la natura umana altro non è che il riflesso di quella “divina”, da cui è creata a propria immagine e somiglianza.Tornando alla “terra”, si segnalano le pronunce della Corte di Appello di Brescia 5.06.07 e della Cassazione 25.7.07, n. 16417, la prima che nega che il tradimento omosessuale del coniuge sia dotato di una lesività e offensività intrinseca tale da giustificare di per sé oltre all’addebito della separazione anche il risarcimento del danno alla moglie tradita, la seconda che definisce (finalmente) l’omosessualità come “condizione dell’uomo degna di tutela in conformità ai precetti costituzionali” e manifestazione del “diritto alla realizzazione della propria personalità”. Come fa ben sperare anche il decreto del tribunale di Bologna, la strada è aperta, bisogna solo avere le scarpe giuste per percorrerla. E, se “soltanto l’ardente pazienza porterà al raggiungimento di una splendida felicità” (P. Neruda, Ode alla vita), possiamo credere che la felicità del padre “protagonista” del provvedimento in commento sarà davvero grande, come pure quella di tutti gli omosessuali (e “diversi” in genere, si passi il brutto termine) che della pazienza, ogni giorno, fanno la loro fedele compagna. Nel caso di specie non si ravvisano elementi ostativi all'applicazione del regime ordianrio di affidamento, stabilito dal legislatore a tutela dell'interesse del minore. Mentre del tutto generiche, o indimostrate, sono le affermazioni circa una presunta inadeguatezza o la mancanza di interesse del padre (al contrario, il padre chiede di poter trascorrere più tempo con la figlia e di avere più informazioni dalla madre e riconosce l' utilità di un percorso "progressivo, supportato da uno psicologo" che aiuti i genitori a preparare e informare correttamente la figlia; la stessa madre si dice favorevole a che (...) veda di più il padre), il semplice fatto che uno dei genitori sia omosessuale (v. l'obiter dictum contenuto in Trib. Napoli, 28 giugno 2006, in Giur. merito, 2007, 178, poi confermata da App. Napoli, 11 aprile 2007, n. 1067, in Fam. Pers. succ., 2008, 234 e infine da Cass., sez. I, 18 giugno 2008, n. 16593) non giustifica - e non consnete di motivare - la scelta restrittiva dell'affidamento esclusivo (...)D'altronde, la stessa convenuta dichiara di non avere "niente contro gli omosessuali"(...)“Il semplice fatto che uno dei genitori sia omosessuale non giustifica – e non consente di motivare – la scelta restrittiva dell’affidamento esclusivo”. Con queste parole il tribunale di Bologna ha disposto l’affidamento condiviso di una bambina ad entrambi i genitori, uno dei quali, il padre, dopo anni di matrimonio aveva compreso e coraggiosamente affrontato la propria reale identità sessuale.

Dal sito personaedanno.it e da gaynews

Difesa della vita, famiglia, scuola: i tre doni per il Papa

Dal sito della LINFA

IGNAZIO INGRAO
Panorama


All’udienza dal Pontefice il premier porta un pacchetto di interventi per risolvere i problemi che più stanno a cuore a Benedetto XVI. In diplomazia anche il calendario ha la sua importanza. La straordinaria rapidità con la quale Benedetto XVI ha concesso il 6 giugno udienza a Silvio Berlusconi (appena 28 giorni dopo il giuramento del nuovo governo) la dice lunga sull’apertura di credito del Pontefice al nuovo premier. Romano Prodi aveva dovuto attendere 5 mesi per entrare nel Palazzo Apostolico: il suo governo aveva giurato il 17 maggio 2006 ma l’udienza era stata messa in agenda solo il 13 ottobre 2006. Berlusconi ricambia questa attenzione mettendo sul tavolo dei colloqui due impegni che rispondono alle attese profonde della Chiesa: un «piano nazionale per la difesa della vita», dal concepimento alla morte naturale, e una politica per la famiglia, volta anzitutto ad alleggerire il carico fiscale sui nuclei con figli a carico. Le gerarchie vaticane accolgono con favore anche il mezzo passo indietro del presidente del Consiglio sul controverso reato di immigrazione. Ma tutto questo potrebbe non bastare. Il Papa infatti ribadisce con forza la richiesta di sostegno economico alle scuole cattoliche non statali. Nei colloqui con Berlusconi e Gianni Letta, anche il segretario di Stato Tarcisio Bertone sollecita iniziative concrete in questa direzione.Nel Palazzo Apostolico è giunta l’eco del braccio di ferro che si è consumato in seno al Pdl sulla questione delle deleghe in materia di aborto e fecondazione assistita tra due sottosegretari al Welfare: il «tecnico» Ferruccio Fazio, primario dell’Ospedale San Raffaele di Milano, e l’ex portavoce del Family day, Eugenia Roccella, molto apprezzata dai vertici della Cei. Alla fine l’ha spuntata Roccella portando a casa entrambe le deleghe. In gioco ci sono le contestate linee guida per l’applicazione della legge 40, varate dal ministro Livia Turco con il governo già sfiduciato dal Parlamento, che introducono la possibilità di diagnosi preimpianto sugli embrioni. Roccella potrebbe sospendere l’applicazione di tali linee in attesa del pronunciamento della Corte costituzionale, chiamata in causa dal Tar del Lazio, poiché «la legge 40 vieta chiaramente la diagnosi preimpianto e questa non può essere reintrodotta con le norme applicative» spiega a Panorama il sottosegretario. Patto di non belligeranza tra Chiesa e governo invece sulla 194: la legge sull’aborto resta tale e quale, ma in futuro si può prevedere un «tagliando» per verificarne lo stato di applicazione. Pietra tombale su unioni di fatto, unioni gay e testamento biologico.Nel frattempo, lo scorso 15 maggio, il Forum delle associazioni familiari ha consegnato al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano oltre 1 milione di firme per chiedere un «fisco a misura di famiglia». Le 258 associazioni promotrici, in sintonia con la Cei, chiedono un sistema di deduzioni dal reddito pari al costo di mantenimento di ciascun figlio o soggetto a carico. Il sottosegretario alla famiglia, Carlo Giovanardi, si è fatto garante dell’introduzione di questo sistema a partire dalla prossima Finanziaria. Il premier Berlusconi rassicura il Pontefice: le deduzioni fiscali saranno previste già nel prossimo documento di programmazione economica e finanziaria e potranno crescere nei prossimi anni. Non si arriverà all’applicazione di un autentico quoziente familiare alla francese, ma il meccanismo delle deduzioni dovrebbe ridurre di fatto le aliquote per le famiglie con figli, riproducendo effetti analoghi al quoziente. Alle deduzioni fiscali potrebbe legarsi l’altra grande partita che la Santa sede si appresta a giocare con la nuova maggioranza: il sostegno alle scuole cattoliche non statali, richiesto con forza dal Papa in occasione dell’ultima assemblea della Cei. L’assenza della sinistra radicale in Parlamento rappresenta un’occasione da non perdere per la Chiesa italiana, se vuole ottenere qualche risultato anche su questo fronte. È venuta meno infatti la principale opposizione in Parlamento al finanziamento pubblico degli istituti non statali. La materia ormai è in larga parte di competenza regionale. A livello nazionale però si possono prevedere adeguate deduzioni fiscali per le famiglie che scelgono scuole non statali per i propri figli. Tuttavia, la Chiesa punta più in alto: chiede allo Stato di farsi carico degli stipendi degli insegnanti degli istituti non statali, secondo il principio che scuole pubbliche e private fanno ormai parte del «sistema scolastico integrato».Convitato di pietra nei colloqui Oltretevere è Pier Ferdinando Casini. Scommettendo sul pareggio elettorale, una parte delle gerarchie ecclesiastiche aveva guardato con favore alla decisione del leader dell’Udc di correre da solo. Visti i risultati, il ruolo di Casini, almeno per il momento, viene ridimensionato e lascia scoperti sia Avvenire, che lo aveva apertamente sostenuto in campagna elettorale, sia Famiglia cristiana, che aveva sollecitato una maggioranza trasversale di cattolici in Parlamento per modificare la legge 194. Più di qualcuno ai vertici della Chiesa auspica ora un rientro dell’Udc nella maggioranza. Salvo per uso personale è vietato qualunque tipo di riproduzione delle notizie senza autorizzazione.

Proposta PD per diritti dei minori cresciuti in coppie gay


PD: PROPOSTA PER DIRITTI MINORI CRESCIUTI IN COPPIE GAY Prima firmataria e' Anna Paola Concia, deputata omosessuale del Pd; co-firmatari Livia Turco e deputati radicali venerdì

30 maggio 2008 , di AGI


Roma, 30 mag. - Tutelare i minori che crescono nelle coppie omosessuali. E' l'obiettivo della proposta di legge presentata dal Pd per riconoscere "una realta' che riguarda 100mila bambini". Prima firmataria e' Anna Paola Concia, deputata omosessuale del Pd; co-firmatari Livia Turco e deputati radicali.In una conferenza stampa a Montecitorio, Concia ha illustrato il senso e lo scopo della proposta. Insieme a lei anche Giuseppina La Delfa, presidente dell'associazione 'famiglie Arcobaleno' che riunisce proprio le famiglie con genitori omosessuali."Questa proposta - ha spiegato Concia - e' improntata alla tutela del minore che e' nato e cresciuto in una coppia di omosessuali. Vogliamo che il bambino abbia il diritto di continuare a crescere nella famiglia dove e' nato, garantirgli continuita' affettiva ed economica". Perche', nel caso in cui muoia il genitore biologico, questi bambini che di fatto non hanno alcun legame giuridico con il cosiddetto 'genitore elettivo', cioe' il compagno o la compagna di quello biologico, rischiano di essere tolti dalla realta' familiare in cui sono cresciuti.L'auspicio, prosegue, e' che "il Parlamento recepisca questa proposta di legge perche' e' in gioco la tutela di 100mila bambini che sono figli di genitori omosessuali ma non solo".Concia tiene pero' a precisare che "non si tratta di adozione. E' un altro tipo di figura parentale. Non e' un escamotage per arrivare all'adozione. Noi stiamo cercando di rispondere a un problema. Vorrei - continua - che si deidologizzasse questo problema e che si guardasse la realta' per quella che e'".Il desiderio, inoltre, e' di "cominciare ad avviare un percorso" e che ci sia una convergenza "piu' ampia possibile" anche possibilmente nell'area del centrodestra.La Delfa ha spiegato che questa pdl rappresenta "un traguardo importante e quantomeno servira' a portare in evidenza una realta' che esiste".

Figli dei gay, centomila in Italia

La legge riconosce solo il genitore biologico «Bimbi discriminati, andiamo in tribunale»

Federico, Joshua e Sara sono bambini come gli altri. Socievoli, sereni, bravi a scuola, pieni di amici, a volte capricciosi, a volte ubbidienti. Ma diverso è il loro certificato anagrafico perché per la legge italiana, a differenza di quanto avviene in molti altri Paesi europei, questi tre minori hanno un solo genitore, la loro mamma biologica. L’altra madre, quella che li ha cresciuti dalla nascita insieme alla sua compagna, non figura da nessuna parte. Loro fanno finta di niente. Quando portano a casa la pagella pretendono che la firmino tutti e due i genitori. E se finiscono in ospedale vogliono averli al fianco entrambi. Ma la verità è che sono «figli di un dio minore», cittadini di serie B, costretti a vivere con la metà delle tutele dei loro coetanei. È il destino che il nostro Paese riserva ai piccoli nati nelle famiglie omosessuali, una possibilità non contemplata dalla nostra legislazione.
In Italia si calcola che siano centomila i minori con almeno un genitore gay. Ci sono quelli nati da unioni eterosessuali, poi sfociate in un divorzio, ma molti, sempre di più, sono invece vissuti sin dall’inizio in una casa con due mamme e due papà. Secondo la ricerca Modi.di, condotta nel 2005 da Arcigay con il patrocinio dell’Istituto Superiore di Sanità, il 17,7% dei gay e il 20,5% delle lesbiche con più di 40 anni ha prole. Se si considerano tutte le fasce d’età sono genitori un gay o una lesbica ogni 20. E, dato ancor più significativo, il 49% delle coppie omosessuali vorrebbe avere bambini.
Per coronare il loro sogno molti vanno all’estero. Le lesbiche in Spagna o nel nord Europa dove possono ricorrere alla fecondazione assistita. Gli uomini in Canada o negli Stati Uniti in cerca di una madre surrogata. Altre coppie, invece, scelgono la strada del fai da te. Le donne ricorrono all’autoinseminazione o cercano un donatore amico. Ma non è rara la famiglia formata da quattro genitori, due uomini e due donne, che si mettono d’accordo per fare un figlio e poi lo allevano insieme. Per tutelare i loro diritti tre anni fa è nata l’associazione Famiglie Arcobaleno (www.famigliearcobaleno. org). All’inizio gli iscritti erano 15, oggi sono 400 di cui circa 170 famiglie e ben 110 bambini. Numeri sicuramente destinati a crescere: «Ogni settimana — dice la presidente Giuseppina La Delfa, accento francese, capelli neri corti e un bel sorriso—accogliamo uno o due nuovi soci. Abbiamo tre gruppi di persone: gli aspiranti genitori, le famiglie costituite in ambito omosessuale e quelli che hanno avuto figli in relazioni eterosessuali e ora vivono in una coppia gay. Questi ultimi soffrono di più psicologicamente, possono avere problemi nella separazione e nel divorzio, a volte non riescono a vedere i loro bambini o ad ottenerne l’affidamento. Le famiglie omogenitoriali, invece, vivono meglio il quotidiano perché sono un nucleo costituito alla luce del sole ma hanno una montagna di problemi legali».
Per tutelarsi si va dall’avvocato prima ancora della nascita dei pargoli. «Ma i margini sono molto stretti — spiega Stefania Santilli, legale milanese dello sportello Famiglie Arcobaleno —. Si può fare un accordo di co-genitorialità in cui si dice che la madre o il padre non biologico deve allevare il figlio in caso di decesso dell’altro.Ma sono delle scritture private che non hanno valore giuridico. Si può fare il testamento biologico e ricorrere a un trust, un accordo giudiziario per affidare i propri beni a una terza persona».
Molti Paesi europei hanno trovato una soluzione a questi problemi dando un ruolo al genitore sociale attraverso leggi ad hoc che tutelano questi rapporti tra adulti e bambini. «Così si arriva al paradosso—spiega Santilli— che, per esempio, i figli di una coppia italo-tedesca hanno due genitori in Germania e uno solo in Italia». Su questo argomento le Famiglie Arcobaleno stanno preparando quattro cause pilota da presentare nei tribunali italiani perché «l’Europa prevede che un bambino —spiega La Delfa—non possa essere discriminato a seconda di dove vive. È un’incongruenza che diventi orfano passando un confine».
Ma come crescono i figli dei genitori omosessuali? Decine e decine di studi, fatti all’estero, dimostrano che non ci sono problemi. «L’orientamento sessuale dei genitori non incide sullo sviluppo del bambino — spiega al Corriere Fulvio Scaparro, psicoterapeuta, specializzato sui temi dell’infanzia e della famiglia — il quale soprattutto nei primi anni di vita ha bisogno di affetto, presenza costante, attendibilità, armonia dei genitori e capacità di guida. Una famiglia omosessuale, dunque, è in grado di far crescere un bambino al meglio».
Nel libro Bambini ai gay? Margherita Bottino, psicologa, e Daniela Danna, sociologa, descrivono i figli degli omosessuali come bambini più tolleranti, meno conformi agli stereotipi di genere, cresciuti da genitori con più alto grado di istruzione e di autoconsapevolezza di quelli eterosessuali. «È chiaro — spiega ancora Scaparro —che un bambino o una bambina che cresce in una famiglia omosessuale è portato a vedere con occhio più favorevole le diversità, ad essere magari meno conformista. Questo non è né un vantaggio né uno svantaggio. Il vero pericolo per questi bambini sono i pregiudizi di una società, la nostra, in cui la famiglia è quella tradizionale, sposata, magari in chiesa. Su questo c’è da combattere ».

Elizabeth O' Connor, americana, madre di due bambine e coautrice con la sua compagna Suzanne M. Johnson di For Lesbian Parents non ha nessuna difficoltà ad ammettere che delle differenze esistono: «Le nostre figlie sono molto androgine, più propense ad entrare in campi tradizionalmente maschili, giocano in modo meno stereotipato per il genere, come può essere negativo tutto ciò? I maschi mostrano una tendenza simile, hanno una propensione molto forte all’accudimento, e anche ciò non può essere negativo. La maggior parte di essi realizza alla fine di essere eterosessuale. Come psicologa penso che sia tutt’altro che negativo poter considerare tutte le possibilità prima di decidere chi si è».

Monica Ricci Sargentini
Il Corriere - 05 maggio 2008

VERONA. PENALIZZATE LE COPPIE CONVIVENTI

La giunta leghista di Tosi e la tolleranza zero
Sabato 03 maggio 2008 , da
Liberazione

di Laura Eduati

Tutto questo è accaduto in via Leoni, nel pieno centro di quella Verona che il sindaco Flavio Tosi vorrebbe perfetta e cioè senza immigrati clandestini, senza rom, senza turisti che bivaccano all'ombra dell'Arena mangiando un panino o vecchietti che schiacciano un pisolino sulla panchina.Nei giorni scorsi la giunta leghista ha persino proposto un regolamento per dare la precedenza negli asili nido ai figli delle coppie sposate, penalizzando le ragazze madri e le coppie conviventi o separate. Nella città utopica di Flavio Tosi, insomma, non c'è spazio per le irregolarità e verrà un giorno nel quale passeggerrano per le vie veronesi soltanto coppie bianche di cittadinanza italiana, sposate con figli, sorridenti e felici.In fondo la tolleranza zero del leghismo ultracristiano non è altro che questo, lo sforzo disperato di tornare ad una arcadia felice mai esistita. Ma nel tentativo di ricreare il villaggio perfetto, senza stranieri né gay né zingari né turisti scostumati, i sindaci leghisti come Tosi dimenticano che non possono eliminare le irregolarità made in Italy come questo terribile episodio di violenza irragionevole. Sappiamo quale sarà l'obiezione del leghista: «Perché mi devo accollare i crimini degli stranieri quando ho già i miei?». Obiezione accolta. Il problema sta nel fatto che Verona, dispiace per Tosi, non è una Arcadia felice perché i migranti vivono da 15 anni nel territorio, si sono integrati e lavorano. E peraltro esiste il divorzio e spesso nascono figli da coppie non sposate, come esistono turisti che, bontà loro, vorrebbero mangiare un panino mentre si rilassano in una delle piazze più belle d'Italia. Insomma, il caos che muove l'universo non smetterà mai di mangiucchiare l'oasi veronese. Non si tratta di tollerare la criminalità, bensì di non oltrepassare il buon senso delle cose. Quel buon senso secondo il quale se qualcuno delinque, siano ragazzi italianissimi o stranieri, viene punito dalla legge. Stupisce che, almeno fino a ieri sera, il sindaco Tosi non abbia rilasciato alcun commento sulla vicenda che ha coinvolto Nicola Tommasoli- Poco prima dell'aggressione, Tosi aveva chiesto al ministero dell'Interno 72 nuovi agenti delle forze dell'ordine per tutelare la sicurezza della città. Molto probabilmente saranno utili per prevenire i reati, ma sarebbe utile che nei discorsi pubblici venisse sottolineato che questi reati vengono commessi anche dagli italiani.

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CELEBRATA LA PRIMA UNIONE GAY IN URUGUAY

Il paese ha adottato all’inizio dell’anno una legge che consente alle coppie omosessuali o eterosessuali di stringere un patto civile
sabato 19 aprile 2008 ,
da
Giornale di Vicenza

MONTEVIDEO - L’unione civile di una coppia omosessuale è stata celebrata l’alltro ieri in Uruguay, primo Paese dell’America Latina ad aver votato una legge che autorizza questo tipo di patto tra conviventi. Un giudice uruguaiano ha celebrato l’unione di un direttore di teatro di 67 anni con un suo dipendente di 38, nell’aula di un tribunale di Montevideo. L’Uruguay ha adottato all’inizio dell’anno una legge che consente alle coppie omosessuali o eterosessuali di stringere un patto civile, dopo almeno cinque anni di convivenza. Questo documento offre ai conviventi diritti simili a quelli del matrimonio per la successione, la pensione o anche per la sicurezza sociale.

SANTANCHE': AI GAY DIRITTI INDIVIDUALI MA NIENTE PACS

"Strana" somiglianza tra le idee de La Destra e il Pd in tema di diritti degli omosessuali mercoledì 19 marzo 2008 , di DIRE

Roma, 19 mar. - Ai gay che la voteranno, Daniela Santanche', intervistata da www.diacoblog.com, assicura: "Sono disponibile a difendere i loro diritti individuali, ma nessun pacs e nessun dico, sia chiaro".

E noi diciamo: Perchè mai gay, lesbiche e trans dovrebbero votarla?

«UNIONI CIVILI? CIARPAME». BUFERA SU CIARRAPICO

Il caso Sinistra e Arcigay all'attacco dell'editore: nostalgico di anni bui martedì 18 marzo 2008 , da Gaynews

Imbarazzo nel Pdl. Il leader pd: è come chi firmò le leggi razziali Pecorella: no a un linguaggio duro. Della Vedova: quasi metà dei cattolici è favorevole alle coppie di fatto ROMA — «Ciarpame. Da non prendere neanche in considerazione ». Giuseppe Ciarrapico ha bocciato così, ieri, le unioni di fatto dal sito cattolico on line, Petrus, sollevando critiche e proteste. Si era appena placata la bufera sollevata dalla sua dichiarazione d'affetto per il fascismo, e ora sull'ex patron delle acque minerali con molti guai giudiziari, candidato Pdl, torna a scatenarsi la polemica. Accuse arrivano da Sinistra Arcobaleno e movimenti gay.Il leader Pd Walter Veltroni rimprovera al centrodestra di «avere imbarcato un futuro senatore che faceva lo stesso saluto di quelli che hanno firmato le leggi razziali in questo Paese». E ne approfitta per recriminare: «Mentre noi chiudevamo con la sinistra radicale loro hanno chiuso con il centro moderato schizzando a destra».Ma anche nel Pdl c'è chi, come Gaetano Pecorella, stigmatizza il linguaggio di Ciarrapico. E chi, come Benedetto Della Vedova, invita a seguire altri esempi. Ma il Ciarra tira dritto. Liquida come «tempesta in un bicchier d'acqua» le critiche. Respinge le accuse di fascismo («Io sono guelfo. Ribadisco l'ammirazione per Giorgio Almirante. E che c'è di male? Mi hanno detto che sono antisemita, una cosa senza senso: all'età delle leggi razziali avevo quattro anni»). «Sono ancora più onorato di candidarmi », insiste. Definisce il suo rapporto con la fede «ineccepibile ». Giudica i cattocomunismi «il vero e grande cancro della Chiesa». E dichiara la sua stima crescente nei confronti di Benedetto XVI, sua «stella polare ».Sulla famiglia torna a far rumore: «È una sola — dice —, quella fondata sul matrimonio tra un uomo ed una donna, il resto è ciarpame da non prendere neanche in considerazione». Luxuria e Titti De Simone (Sinistra Arcobaleno) reagiscono: «Definire ciarpame milioni di conviventi significa mantenere l'orologio del tempo fermo ad un passato bocciato dalla storia. È più immorale chi come lui è stato condannato in via definitiva per sfruttamento del lavoro minorile». «Ciarpame ha un'assonanza curiosa con il cognome che porta», fa notare il socialista Franco Grillini. «Destra becera» attacca Angelo Bonelli (Sinistra Arcobaleno). «Battute da squadrista fascista» rincara l'Arcigay. Si indigna anche Barbara Pollastrini (Pd) per la «nostalgia di un'epoca buia della nostra storia». E quel linguaggio di «disprezzi e discriminazioni » verso chi condivide «un progetto affettivo che non si identifica con la famiglia tradizionale ». «Che squallore» conclude invitando il centrodestra a levare la voce.Ma c'è imbarazzo nel Pdl. Gaetano Pecorella non si sottrae: «Non c'è bisogno di essere fascisti per dire che la famiglia è quella basata sul matrimonio tra un uomo e una donna. C'è nella Costituzione. Poi nella libertà individuale rientra qualsiasi cosa», precisa. Ma riconosce: «Ciascuno usa il linguaggio di cui è capace. Uno più morbido sarebbe opportuno». L'uscita di Ciarrapico non piace neanche a Benedetto Della Vedova, liberal del Pdl. Dati alla mano mostra «come quasi metà dei cattolici sia favorevole alle coppie di fatto». E aggiunge: «Non bisogna prendere Ciarrapico come punto di riferimento ».

Virginia Piccolillo

Avvenire pubblica un articolo con l'elenco dei presenti

Per avere una conferma visiva che il tema delle coppie di fatto sarà un cavallo di battaglia della Sinistra L’Arcobaleno e dei socialisti bastava affacciarsi ieri a Montecitorio. All’iniziativa della Linfa (Lega italiana nuove famiglie) «Un politico per due» c’erano proprio tutti. Dai Verdi Alfonso Pecoraro Scanio e Angelo Bonelli, a Cesare Salvi (Sinistra democratica), uno dei principali attori in qualità di presidente della Commissione Affari costituzionali del Senato dell’iter parlamentare dei Dico e dei Cus.
I Socialisti erano rappresentati dal segretario Enrico Boselli, da Roberto Villetti e dal candidato al Campidoglio Franco Grillini.
Nutrita la pattuglia di Rifondazione, da Gennaro Migliore alle esponenti del mondo omosessuale e transgender Vladimir Luxuria e Titti De Simone. Non poteva mancare il leader del nuovo soggetto politico Fausto Bertinotti. A tutti è stato chiesto di sottoscrivere un impegno, firmando un certificato simbolico. «Per noi della Sinistra arcobaleno - ha affermato il candidato alla Presidenza del Consiglio - questo tema è nelle cose da fare subito anche per disegnare una nuova società». L’ex sindacalista e presidente della Camera è, però, gradualista nell’approccio occorre un «compromesso dinamico» che apra a «nuove conquiste».
L’esempio che l’ex cigiellino porta è sullo Statuto dei lavoratori. Ma subito attualizza: «Uno dei più grandi smacchi è stato non riconoscere le coppie di fatto anche quando c’era un compromesso nel programma». E se non ci si è riusciti regnante Prodi, i partiti che non corrono con il Pd non si fanno illusioni su Walter Veltroni. «Da sindaco di Roma ha impedito la realizzazione del registro delle unioni civili - commenta Boselli -. Se il buongiorno si vede dal mattino credo che da segretario del Pd non farà nulla di diverso e cercherà di occultare i temi della laicità». Non ha esitazioni, infine, a individuare il modello a cui ispirarsi il leader dei Verdi Alfonso Pecoraro Scanio, la Spagna di Zapatero: «Il nostro Paese ha bisogno di leggi moderne sulla coppie di fatto». (G.San.)

Unioni Civili: La sinistra si impegna su coppie di fatto

(ANSA) - ROMA, 23 FEB - Un ''certificato simbolico'' e una richiesta concreta: la politica si impegni per una legge sulle coppie di fatto da approvare nella prossima legislatura. In piena campagna elettorale, anche il popolo delle coppie di fatto della ''Linfa'' (La lega italiana nuove famiglie) si e' mobilitato, con una iniziativa simbolica ('Un politico per due') che ha visto un parlamentare ''adottare'' una coppia di fatto. Una chiamata di responsabilita' alla quale la Sinistra Arcobaleno, con il suo leader Fausto Bertinotti, ha risposto prontamente: ''questo tema è nelle cose da fare subito anche per disegnare una nuova società''. Nel corso dell'incontro, organizzato davanti a Montecitorio, i rappresentanti della Linfa guidati da Alessandro Zan hanno espresso ai politici ospiti l'esigenza che non vi siano più discriminazioni nei confronti delle coppie gay, lesbiche ma anche di coppie eterosessuali che hanno scelto la convivenza al posto del matrimonio. Una richiesta che nasce tra l'altro dalla delusione per la mancata approvazione di una legge nella legislatura appena conclusa, che ha visto uno scontro molto aspro sulla proposta del Governo di varare i Dico.Oltre al presidente della Camera, Fausto Bertinotti, hanno risposto all'appello della Linfa, Enrico Boselli candidato a sindaco di Roma per il Partito Socialista, Franco Grillini e Roberto Villetti. In prima fila c'era anche il leader dei Verdi Alfonso Pecoraro Scanio accompagnato dal capogruppo alla Camera Angelo Bonelli e il capogruppo di Sinistra Democratica al Senato Cesare Salvi. Nutrita anche la pattuglia di Rifondazione Comunista guidata dal capogruppo alla Camera, Gennaro Migliore. Per il Prc c'erano anche Vladimir Luxuria e Titti De Simone. Bertinotti ha citato l'esempio della Spagna: ''tra poco ci saranno le elezioni e non Zapatero ma il suo oppositore, il leader del Partito Popolare, dice che se dovesse vincere la destra verrebbe cambiato solo il termine matrimonio per gli omosessuali ma non i diritti. Si pensi all'Italia e si misuri la distanza''. Concretamente, il leader della Sinistra Arcobaleno pensa che ''sul tema dei diritti bisogna ragionare su un compromesso. Si tratta di un passaggio necessario a condizione che si distingua da una schifezza rispetto a un compromesso dinamico che apre nuove conquiste''.''In questa fase di campagna elettorale - ha detto Pecoraro Scanio - i partiti devono avere un programma chiaro e non prendere in giro gli elettori. L'Italia è molto indietro rispetto ai paesi europei dove, perfino il centrodestra e i conservatori hanno posizioni molto più aperte del Pd, è il caso della Francia e della Spagna di Aznar''. Da Boselli un attacco al Partito Democratico: ''Il programma del Pd è un netto passo indietro rispetto a quello di Prodi che già lasciava a desiderare. Da sindaco di Roma Veltroni ha impedito il registro delle unioni civili, se il buongiorno si vede dal mattino il segretario del Pd occulterà questi temi''. (ANSA).

Articolo pubblicato sul sito della LINFA Lega Italiana Nuove Famiglie

Famiglie, Coppie e Genitori LGBTQI Verona

Famiglie LGBTQ è il Blog di tutte le famiglie, le coppie e i genitori LGBTQI di Verona. Il nostro scopo è il pieno riconoscimento dei diritti per le nostre famiglie e per le nostre unioni.
Se volete ricevere informazioni su di noi, lo potete fare scrivendoci una e-mail: familygay.verona@gmail.com - Altre informazione le trovate presso le sedi delle associazioni e dei gruppi LGBT veronesi.